venerdì 25 novembre 2011

Un maldestro bisogno

E ascolto il tuo dolce sorriso
al il mio maldestro bisogno di calore.
Ché la tua limpidezza è carezza
e grida nel mio silenzioso guscio.

Potremmo un giorno guardare
dalla finestra i colori del mare?
Taci a bocca socchiusa,
come a tentar di fermare
quelle lame radenti le gote
delle mie bambole di bimba.

D’altra parte il tuo vaso antico
porta in grembo la bellezza del vissuto
di chi sogna un poco
senza versare gocce distratte.

Sazierai la mia sete lasciando
che quel vaso saggio e immortale
strabordi del moto delle mie brame?

Il silenzio non si regge.
Deve cadere.
I battiti del tempo attendono immobili.



lunedì 14 novembre 2011

Home




E sì, sarò a casa
tra un po'.
Che forse è proprio questo
quel che voglio.
Allungarmi con le braccia
per chilometri fino a
sfiorare il tetto.
Che forse è proprio
per questo che resto così,
dimezzata e 
sempre sotto sforzo
nonostante sappia
di essere solo umana.
Lascio ancora la fune
attorno alla cinghia
stretta da un capo
e dall'altro ci sei tu
a tirare con la vita
dalla tua.

venerdì 11 novembre 2011

Tormento di un dio minore

Cos’è dunque la bellezza
se d’ogni arte è il fine?
Tra le insidie è la più amata,
essenza d’ogni utopia,
ascia su ogni dunque.

(Molecola che sfugge
e sguazza libera nel caos).


Il suo mezzo è un dio minore
di lei un infante eterno
che non conosce freni, né peccati:
ama quanto violenta,
e crea mentre distrugge.
Traccia linee e sentieri
che si fan specchi in cui guardare.

Il sogno che teme o brama un arrivo
non ammette che un solo termine:
il punto in calce al quadrato.

E raccattando parole
da scatole di memoria
le adagia piano a mani giunte
in letti di foglie leggere e crude.

E soffre questo mio dio,
e si tormenta
come un mal d’amore,
per la straziante bellezza del creato,
indecifrabile mistero umano.
che non si ha il potere di svelare.

martedì 8 novembre 2011

Musica

Mi librano in volo queste note
su soffici nuvole leggere
come madri in estasi d’amore
senza una meta
senza un motivo. 


Fuggo dalla gravità,
ovvio, quotidiano pane
dal sacco carico sul dorso. 


Senza tragedia, né lacrima
ascolto il canto delle ali,
sbirciando i colori della terra. 


E ritorno giù serena , gaia
con la voglia di urlare al mondo
la gioia di guardare dal cielo.

Mistica (la pioggia)

Nella pioggia si posano
deliziose molecole,
sul vetro in cucina,
risuona il loro tocco.

Quell’odore singolare
di ciò che un tempo
non aveva peso,
né forma, ora cade.

Nella pioggia ritorno bambina:
ogni goccia si fa domanda
racchiusa in una foglia d’ossigeno
dove respira di mistica sostanza.

E dentro risuona l’idea di un Uno
che solletica la mente e gioca
con ogni dubbio così inciso.

Si svela ora,
in un’ipnotica preghiera
nella pioggia.

lunedì 7 novembre 2011

Un ritorno come altri

Come di schianto di faccia
contro un muro
dalla calce ancora fresca
s'attacca e spacca la pelle.
Ed è questo il mio ritorno
uno a caso, come altri
per trovare nuova energia,
per captare onde abortite
sulla spiaggia in pasto ai lupi.

Yes, I can.

Sono anch'io un lupo.
E questo è il mio ululare
al far della sera.
Ed intanto trema
la tua schiena
trema il petto
e le zampe che credevi
coperte di sabbia
penzolano nel mare.
Perché non siamo noi
quelli dell'horror vacui.

No, non siamo noi.

martedì 1 novembre 2011

Cinico disincanto

La vista si confonde riversando
in un calice già colmo di alcool
qualunque tentativo di pensiero.
 
Un pettine impigliato tra i nodi
di un manto notturno, le luci
strozzano un liquido passaggio
nelle salde fessure della sera.
 
Stasera voglio sputare il mio livore,
energia ad alta tensione
che rifletta le stelle eclissate
dall’impudicizia in buon costume.
Stasera la rabbia e l’inquietudine
le annego e le riverso sugli astri
da far colare giù, sul capo di chi bieco
se ne serve come cenere al vento.
Magari quell’acido corroda il guizzo
tanto da strinare la cura del ributtante bacino.
 
Dovrei essere più cinica
lo dicono tutti, il disincanto
dovrà fare il suo corso.

domenica 30 ottobre 2011

Sotto la pensilina


Perché non guardi
come fumano violenti 
inesorabili i camini?
Hai forse smesso di respirare? 


Eppure sei stata brava a fuggire
ricoprirti di inutile
un inutile non tuo. 


Brrr qui fa freddo!
e tu ti ostini ad andare in giro
con velluto sulle spalle
e cotone ai piedi.

Il peso del mondo

Ma poi si ritorna
ad amare quello specchio.
Ogni suo prezioso frammento
è uno sguardo che rapisce.

Il peso del mondo è negli occhi,
non solo incrociati per caso.

Ogni parola freme
e scorre sotto la pelle,
vive e trasogna il corpo
ad ogni schiudersi di labbra.

In un infrangersi senza regole
fra pareti e spazi aperti,
si rivela un sentire sapido e denso
e si saggia con lentezza
la languida attesa del tacito arrivo.

venerdì 28 ottobre 2011

Contattiattratti

Oggi lascio un altro paio di pezzetti poetici su questa pagina. Con l'augurio che possiate gustarli.
Forse sto imparando a  sfruttare meglio questo mezzo. E' uno spazio tutto mio non invasivo, nè invadente, dove però bisogna cercare la comunicazione con l'esterno. Insomma sto cercando d'intenderlo non solo come vetrina, ma come espressione. E per adesso me gusta!

Lasciami indocile e fiera

Il vento bussa sempre
a chiedere compagnia
e non è da solo.
ma non ho voglia oggi.
Oggi, ho gli occhi secchi.

Voglio bere l’assenza
sputarla in un foulard di seta
e lanciarla fuori a squarciare
la troppa aria ingorda
di sudice parole.

Lasciami indocile e fiera
ancora un altro po’.
Verrà la neve stasera
e col suo manto
la furia s’addormenterà
col soffio di un quieto sorriso
e d’un caldo bicchier di vino.

Indossai l'abito di ciniglia e lana

Che non avevo pane nei giorni di sole?
Ora stretta nella morsa di monti e pioggia
imparo ad eclissare plastici e mondi,
a tagliare manti con le rette ricurve
alla pressione insostenibile del vuoto.

La mia forza non cresce nel labile,
i cieli di cemento mi fanno arrampicare
con fare scimmiesco alla ricerca inutile
di un nonsochè di perso o mai avuto.

Non scorderò lo sguardo di quell’uomo
pieno di dignità e d’amore per questa vita,
i suoi occhi m’insegnavano la passione,
la fierezza straziante del sognare.

Poi venne il giorno in cui quello scrigno rosso
col sangue mi scrisse di essere donna,
in corsivo aggiunse lettera dopo lettera
l’ arte dimessa del pazientare.
Indossai l’abito di ciniglia e lana in silenzioso
pressante amore per la vita di là da venire.

E lessi in giro su riviste innovative
e vecchi libri su scaffali storti
dal peso della polvere,
di squarci che non smettevano
di chiudersi e riapriarsi
secondo i più intimi desideri.

Ripresi in segreto il dolore dei miei sogni
amando in silenzio la tua figura,
aspettavo di descriverne un volto.
Ma non volermene, non riesco a smettere
di disegnarne i dettagli.

giovedì 27 ottobre 2011

Le mie fate

Le mie fate sono vecchie pazze ubriache
che mendicano parole volgari - immacolate
e si sentono condannate a mostrarsi
sulla terra, snaturate da bonzi
con una penna in testa che ridacchia
per un colpo in canna inceppato.


Le mie fate mi vengono a cercare
quando hanno bisogno d’urlare
negli spazi impersonali d’ognuno.
Dove in prima fila sta fermo e osserva
la confusione sorda del vuoto.


E sono stanche di appagare
le mie più misere ore
e non mi aspettano,
non dimenticano
di essere immagini di ieri tra le mie mani,
sanno che quel sono nei miei santi pregati.


Le mie fate sono streghe vicine al rogo
dell’inquisizione globale.
Personaggi dai fusi profili
fino a paragonarsi
assomigliarsi
sfocarsi
disperdersi
nella pace delle sirene.


Sulla riva le mie fate
avranno un pugno di conchiglie
con cui giocare e un letto di sabbia
per riposare nella terra del sonno.



mercoledì 26 ottobre 2011

Sospiri d'autunno

Per le strade le gocce
sono elfi satirici
che schizzano beffardi
sulle giacche di anime distratte.

E intanto i poeti
giocano a scambiare
ogni goccia di pioggia
in lacrime d’amore
o pallide urine
di dei tristi e incontinenti.

Un uomo dagl’occhi umidi
seduto tra le nuvole, sfiora
i capelli del suo amore
che tarda ad arrivare.

Come un bambino inventa
il volo dell'aquilone
sul suo quaderno
durante la ricreazione.

Ma i fiori son sani
se stanno sulla terra
e se sugl’alberi
accarezzano le foglie
prima che il vento offra
il dolce preludio al riposo.
Finalmente ho creato un bel blog.