venerdì 28 ottobre 2011

Indossai l'abito di ciniglia e lana

Che non avevo pane nei giorni di sole?
Ora stretta nella morsa di monti e pioggia
imparo ad eclissare plastici e mondi,
a tagliare manti con le rette ricurve
alla pressione insostenibile del vuoto.

La mia forza non cresce nel labile,
i cieli di cemento mi fanno arrampicare
con fare scimmiesco alla ricerca inutile
di un nonsochè di perso o mai avuto.

Non scorderò lo sguardo di quell’uomo
pieno di dignità e d’amore per questa vita,
i suoi occhi m’insegnavano la passione,
la fierezza straziante del sognare.

Poi venne il giorno in cui quello scrigno rosso
col sangue mi scrisse di essere donna,
in corsivo aggiunse lettera dopo lettera
l’ arte dimessa del pazientare.
Indossai l’abito di ciniglia e lana in silenzioso
pressante amore per la vita di là da venire.

E lessi in giro su riviste innovative
e vecchi libri su scaffali storti
dal peso della polvere,
di squarci che non smettevano
di chiudersi e riapriarsi
secondo i più intimi desideri.

Ripresi in segreto il dolore dei miei sogni
amando in silenzio la tua figura,
aspettavo di descriverne un volto.
Ma non volermene, non riesco a smettere
di disegnarne i dettagli.