domenica 19 gennaio 2014

Stupefatta e muta

Si cade ancora su frattaglie di sé stessi
dietro  gli angoli di queste stanze
dietro gli angoli del tuo volto.
Resto sorpresa dalle mille assonanze
e dalle esitazioni che dividono
e  arricchiscono l’anima
nella notte calda di respiri.
Mentre dormi nel tuo altrove,
resto in veglia
a disegnare la schiena,
isola di silenzi
che ho imparato ad amare
sola, 
nel mezzo d’oceani vacui.
Ti lascio andare, 
ma mi rincontrerai
stupefatto e muto
sulla battigia
dopo attimi di eterno
ad inciampare su di noi.


Il mio paese è incartapecorito

Il mio paese è incartapecorito perché ci ha educato a recepire la parola arte e la parola cultura sempre correlate all’immagine di passatempo, svago, orpello da mostrare in bella vista.  E si rimane delusi quando si scopre di non essere nati geni. I geni sono coloro che vivono le proprie inclinazioni, artistiche o meno, in forma di vocazione, professione  (beruf dicono i tedeschi) identificabile con l’io proprio, a tal punto dunque da divenirne malattia e ragion d'essere. Il fare arte e cultura, così come l’usufruirne, in Italia invece è stato assimilato ai fenomeni psicologici di tipo post-adolescenziale. Qualcosa che rende istrionica e fascinosa una persona, ma non qualcosa che può rendere la persona un professionista o un critico esperto di quell’arte, mai.